giovedì 14 gennaio 2010

Non sono mai stato bravo neanche con gli arrivederci


Non è passato nemmeno un anno dal giorno in cui ho deciso di aprire questo blog; oddio, non che l'idea non mi volteggiasse in testa da tempo. Era già un po' che ne avevo la voglia e l'intenzione, ma poi il tempo non arrivava mai, e poi non era il momento giusto, e dovrei cercare di avere delle basi solide prima di partire, e poi un figlio al giorno d'oggi è come accendere un mutuo a tasso variabile, insomma, il momento buono non arrivava mai. Poi, quando naque, fu una soddisfazione enorme. Giorno per giorno lo vedevo crescere, imparare delle cose e farsi degli amici. E' stata un'esperienza indimenticabile, e quando ne fai uno, poi hai subito voglia di farne un altro. Ed è per questo che dopo qualche settimana di gestazione oggi è nato un fratellino.




(uguale uguale a prima, ma con wordpress al posto di blogspot nell'indirizzo)


Disgraziatamente tra poco il fratellino rimarrà figlio unico, perchè in famiglia non abbiamo tempo e mezzi per mantenerne due. Quindi lo annegheremo nella vasca da bagno senza nessun tipo di rimorso (siamo persone perbene, dopotutto). Ma niente nostalgia, tutto quello che cercate lo ritroverete dall'altra parte: nessuno verrà lasciato indietro, parola mia.
E' stato bello avervi ospiti di qui, ancor più bello sarebbe ritrovarvi tutti nel nuovo appartamento. Vi aspetto.
No, non li ho preparati i tramezzini.

sabato 9 gennaio 2010

Dalle quattro alle cinque - E01

The Generationals - Con Law

I due ragazzetti di New Orleans al loro album d'esordio sono stati forse la novità più convincente di tutto il mio 2009. Prodotti dalla Park The Van Records, una casa discografica indipendente assai attiva e dalla storia piuttosto travagliata (l'uragano Katrina spazzò via la loro sede e furono costretti a trasferirsi a Philadelphia) hanno costruito un album che ti ci inchioda sopra fin dal prima ascolto. Anzi, a dire il vero dopo i primi tre/quattro pezzi mi sono detto che poteva bastare così. Fosse stato scadente tutto il resto dell'album, valeva comunque gli 8 euro e 99 che era stato pagato. Gradevoli armonizzazioni vocali, (qualche recensione trova dei riferimenti nei Beach Boys, ma la tesi non mi convince del tutto), ritmi sufficientemente ruffiani e qualche influenza elettronica mai troppo invadente, almeno nei miei gusti. Qui sotto una registrazione live di "Nobody Could Change Your Mind", di livello piuttosto scadente, ma che disegna bene il clima di giocoso trambusto che circonda l'album.

Qui trovate il resto; alla prossima.

Dalle quattro alle cinque (la spiega)


Nei numerosi commenti al post sulla chiusura di Condor (a proposito: grazie, di cuore) in diverse forme e con diverse argomentazioni, in molti si sono concentrati sulla possibilità di un'alternativa a quell'ora di costruttivo intrattenimento. Pare che l'alternativa, come ampiamente previsto, non arriverà da Radio 2. Traffic, anche considerando che le prime puntate non funzionano mai come dovrebbero, ha già definito una linea di conduzione piuttosto avvilente. Un giorno metto giù qualcosa sul gigantesco malinteso che se uno fa ascolti in tv li debba fare pure in radio. Stesse squadre, ma si gioca a un altro gioco e pure in campi diversi. Nessuno prenderebbe un pasticciere per metterlo a fare lo chef in un ristorante tre stelle così, alla cieca.


"Perchè, scusa? Non faceva da mangiare pure prima?"


Ecco, ci siamo capiti. Non è così che vanno le cose in gastronomia, non vedo perchè dovrebbero andare così nell'entertainment. Ad ogni modo, a noi resta il problema di come riempire quel buco tra le quattro e le cinque pomeridiane. Per chi non avesse ancora avuto idee decenti, ho pensato ad un rubrichetta divertente almeno quanto irrilevante in cui proporre qualche album passato nelle settimane precedenti per il mio iPod. Cercherò di alternare cose nuove a qualche produzione magari un pochino più agée, cercando di darvi una giustificazione della loro presenza nella mia playlist. Per quelli che non scippano le vecchiette fuori dalle poste vedo di mettere giù anche il prezzo dello Store di iTunes. Tutti gli altri possano servirsi del quadrupede lento e testardo per andarselo a trovare dove è più comodo. Buon proseguimento.

sabato 2 gennaio 2010

Salvare il salvabile


Per uno scherzo dell'autoradio, che nel tragitto verso i bagordi di capodanno ha deciso temporaneamente di concedermi solo l'utilizzo delle frequenze radio, sono finito ad ascoltare il discorso alla nazione del Presidente della Repubblica. Per dirla tutta, avendo una montagna di pregiudizi sull'utilità di pubblici rituali come questo e non avendo nessuna intenzione di compromettere il livello di infima scemenza della serata che si stava per compiere con concetti superiori in livello ad una terza elementare, stavo per spegnere l'autoradio per godermi qualche chiacchiera con chi mi accompagnava. Probabilmente, più per evitare che quel momento di intimità potesse sfociare in un attacco di logorrea piuttosto che per interesse diretto, la mia gentile accompagnatrice mi ha pregato di lasciare che il Presidente finisse il suo discorso. E allora mi sono messo comodo, e ho concesso un orecchio alla radio.
Non credo il discorso fosse iniziato da molto, i temi trattati erano quelli previsti, o comunque prevedibili. Quali? Tutti. Partendo da una media di trenta secondi per i temi più leggeri e arrivando a cinque, sei minuti per quelli più articolati, Napolitano ha citato quasi ogni angolo della vita politica e sociale del Paese. Non ho sufficienti competenze per giudicarlo nel merito, ma la sensazione è quella che, in questo modo, non si possa ottenere niente di meglio che una insapore diluizione del succo. La forma probabilmente doveva essere questa, come questa è sempre stata in passato, ma da questa forma è pressochè impossibile ricavare sufficiente sostanza perchè qualcosa possa sopravvivere fino al 3 gennaio. Francesco Costa, come sempre con enorme chiarezza e capacità di analisi, auspica qualcosa di diverso.


Io forse no. Non per quest'anno.


Mentre salivo verso le colline il discorso del presidente si svuotava di concetto, diventando sempre più simile ad un prestampato natalizio. La povertà, il precariato, la Chiesa con la quale condividere le intenzioni, il volontariato e via così; tutte tematiche su cui evidentemente si può auspicare più interesse da parte di tutti, non c'è dubbio, ma che trattate in questo pout pourri hanno niente più che l'effetto di una doverosa appendice.

Eppure, più il discorso del Presidente si condiva con un filo di retorica, più iniziava ad invadermi una quasi impercettibile sensazione di serenità. Come se il continuo rovesciare il buonsenso, il decadentismo politico che aspira con orgoglio ad épater le bourgeois, la ricerca della frase ad effetto da incastonare nella testa degli italiani, avessero ormai raggiunto un livello di assuefazione mentale; una condizione di anestesia, della quale ho avuto modo di accorgermi solo facendomi trasportare per qualche minuto alla situazione precedente. In questo senso il discorso di Napolitano può aver avuto una qualche funzione sociale; abbandonarci a qualche minuto di buonsenso non può fare male. Farà male, semmai, il ritorno alla realtà. Lo farà perchè per qualche minuto ci siamo ricordati che non è così che andrebbe trattata l'arte nobile della politica. Che le istituzioni meritano di essere rappresentate con più equilibrio e capacità di quanto non stia accadendo ora. Farà male e non ci impiegherà molto, state tranquilli.

venerdì 1 gennaio 2010

Even if nobody else sings along

Nei limiti del possibile, con le dovute proporzioni, senza esagerare, con giudizio, anche dando un colpo al cerchio e uno alla botte, con i se e con i ma, nel rispetto delle leggi vigenti e nel rispetto delle regole della convivenza sociale l'augurio è, e resta, quello di riuscire a fare il cazzo che vi pare anche quest'anno.

Auguri


domenica 27 dicembre 2009

Gli ultimi giorni del Condor


Ebbene, è andata.
Ne parlo solo ora perchè qualche problema tecnico mi ha impedito di farlo prima e forse è meglio così; è bene che riesca a parlarne a mente lucida, in modo da evitare di attribuire responsabilità alla cieca, magari perdendo di vista il senso di questo post.
Questo vuole essere un post di ringraziamento, non di denuncia o di accusa: ringraziamento per chi, negli ultimi sei anni ha realizzato la più bella trasmissione radiofonica del palinsesto RAI. No, non voglio togliere nulla ad altre trasmissioni che amo e che continuerò a seguire con piacere. Radiorai continuerà ad avere in programmazione trasmissioni di altissimo livello, e su quelle che verranno, bè, ci sarà da ascoltare e giudicare.
Ma questo non toglie che Condor fosse una perla. Luca Sofri e Matteo Bordone hanno realizzato il programma che mancava nel complesso Radiotelevisivo italiano. Sembra esagerato?
No, non lo è, e per diversi motivi: ora provo a riassumerne qualcuno.
- Condor era una trasmissione internazionale: no, non iniziate a pensare a pugni chiusi e falci e martelli, e a quelle note che ancora riempiono i cuori di voi nostalgici; aspettate la prossima festa dell'Unità e sfogatevi lì. Intendevo dire che la trasmissione girava intorno alla lettura dei quotidiani internazionali, dagli Stati Uniti alla Thailandia, senza nessuna soluzione di continuità. O quasi.
- Condor era una trasmissione veloce: la cosa che più apprezzavo era proprio questa. La capacità e il coraggio di trattare gli ascoltatori come persone sveglie e non come bambini quinquenni o nonnette cerebralmente atrofiche. Dare stimoli, riferimenti, citazioni, senza fermarsi ogni trenta secondi a spiegare la rava e la fava. Andar via dritti, chi ha voglia vada a cercare. E chi ha voglia, dopo un po', si accorge di aver incamerato una quantità di nozioni che non basterebbe una vita di Serena Dandini a produrre.
- Condor era una trasmissione contemporanea: partiamo da un presupposto: la cultura, per come è proposta in Italia oggi, ha dei problemi. Seri problemi. Il primo potrebbe chiamarsi anacronismo. Il secondo politica. Non sono gli unici, ma sono i più evidenti: perchè se ogni volta che il teatro arriva in televisione, nel 2009, lo fa con Dario Fo o con Carmelo Bene, ammettiamolo, il teatro sta morendo. Perchè se quando parliamo di libri parliamo solo di Garcia Marquez o di Virginia Woolf, la letteratura non sfonderà mai la porta delle nuove generazioni. Non ho nulla contro i maestri, per carità. Il problema è nei media. La cultura che sbarca in televisione, oggi, o è supportata da un ormai condiviso valore storico del personaggio, oppure è proposta su Raitre con il malinteso pretesto di una condivisione di valori col pubblico. Non abbiamo capito nulla. Senza il coraggio di proporre cose nuove, mezzi nuovi, idee nuove, siamo destinati a rinsecchirci attorno all'idea che una volta fosse tutto migliore, più alto, più pieno di valori. E allora ce lo siamo meritati Giorgio Bocca, teniamocelo e moriamo felici con "Il nome della rosa" sul comodino.
Condor aveva un'impostazione totalmente diversa. Con Condor ho iniziato a prendere confidenza con la Rete, con i blog, con i social network. Ho capito quanto fosse limitata la mia rete di informazioni, ma senza sensi di colpa da controcultura di sinistra o di destra; banalmente, seguendo le tracce che ogni giorno venivano lasciate tra un pezzo e l'altro; e dove ho deciso che ne valeva la pena, ho approfondito. Diversamente, chissenefrega e basta.
- Condor metteva pezzi che col cazzo che li avrei sentiti altrove: da Sufjan Stevens ai Magnetic Fields; dai Devotchka a Beth Orton; da Andrew Bird a Cesare Picco. Cito solo gli ultimi che mi arrivano alla mente, ma un'infinità di musica è passata sul mio iPod grazie a loro. E da lì un'altra infinità ne ho cercata, con collegamenti sulle scene nazionali o suscitate curiosità personali. Ci vuol poco quando uno ha vent'anni. A vent'anni siamo dell'idrovore. Dateci solo buche nuove in cui scavare, e vedrete che macchine da impallinamento che siamo.
- Condor consigliava libri che col cazzo che li avrei trovati altrove: Non voglio tornare sul discorso della cultura su cui ho già rischiato di impantanarmi prima, per carità; solo due cose: ho scoperto e adorato Philip Roth; ho ritrovato e approfondito Nick Hornby. Se volete, c'è da divertirsi.
- Condor parlava di film che col c...vabbè, vedi sopra.
- Condor era una trasmissione leggera: meglio precisare: non vorrei che dopo le righe appena lette vi siate fatti l'idea di una totale rottura di maroni pseudo intellettuale. No, fuori strada. Già nei primi tre anni, con Luca in solitaria, saltava immediatamente all'orecchio il linguaggio onesto e informale, privo di retorica e clichè ammuffiti con il quale la trasmissione veniva condotta; una gioia per le orecchie di chi è abituato a sentir trattare l'attualità da professori incartapecoriti o da giornalisti annoiati. Con l'arrivo di Matteo da Dispenser poi, la trasmissione ha raggiunto vette addirittura comiche. Le imitazioni con le quali spaccava a metà le argomentazioni di Luca, o gli scambi di battute tra i denti erano diventati uno dei punti di forza di Condor nella versione 2.0. Ironia. Velocità di concetto e di intervento. Combinazione pressochè perfetta. Due giganti dell'intrattenimento uniti dalla complicità di due amichetti delle medie. Provateci, voi.
Condor aveva una regia semplicemente impeccabile: i tempi d'ingresso sul pezzo, i jingle di Quark lanciati quando Matteo si lanciava a parlare di etologia e tutto il resto: grazie, Ilaria.
Probabilmente ho lasciato indietro qualcosa che nei prossimi giorni mi tornerà alla mente, ma molto di ciò che volevo dire su questo capolavoro durato sei anni l'ho detto qui. Condor è stato chiuso per un cambio alla direzione di Radio 2 che ha portato una nuova linea editoriale. Non di ascolti si tratta, badate bene, ma diverse e legittime scelte del nuovo direttore Flavio Mucciante. Inutile dire che non le comprendo, nè le condivido. Condor lascia una voragine, e i commenti agli ultimi post ne danno solo un'idea. Non è odioso il fatto che la trasmissione sia stata soppressa per dare spazio a Carlo Pastore,
(oddio)
no, effettivamente è odioso, ma non è questo il punto.
Il punto è che se di Carlo Pastore in giro per le radio commerciali ce ne sono a secchiate, di trasmissioni come Condor, non ne esistono. E se la Rai fa servizio pubblico, e lo fa con i soldi dei contribuenti (dove siete? vi vedo già col sangue sul canino) deve prendersi la responsabilità di proporre prodotti di livello più alto rispetto a chi è assillato dal bilancio della propria radio. Godibili, certo. Non sto parlando delle lezioni di fisica quantistica alle tre di notte. Sto parlando di intrattenimento. E sto parlando di intrattenimento fatto bene, cercando di far divertire l'ascoltatore spingendolo anche ad incuriosirsi e a prendere spunti per dare consistenza alla sua formazione personale. Se ci riusciamo, bene. Sennò chiamiamoci Radio Deejay, e che sia finita lì.
Nel frattempo grazie a Luca, Matteo, Ilaria, Valeria, ai tecnici, all'ex direttore Valzania, e a tutti quelli che hanno fatto volare il Condor in questi anni e che, in questi anni, giorno per giorno, hanno fatto di me una persona migliore.

mercoledì 23 dicembre 2009

Most played


Che poi uno un blog lo apre anche per motivi cretini, tipo arrivare alla fine dell'anno e pubblicare la playlist dei pezzi più suonati sui suoi iPod, iPhone e balle varie durante i precedenti dodici mesi. E quel momento è arrivato.

Blood bank - Bon Iver (39)
Feel.love.thinking.of - Faunts (29)
Holiday - Joan as Police Woman (25)
Nobody could change your mind - The Generationals (24)
Buon appetito - Dente (24)
Epilepsy is dancing - Antony and the Johnsons (22)
Gobbledigook - Sigur Ròs (22)
Nothing ever happened - Deerhunter (21)
Kim and Jessie - M83 (20)
John Wayne Gacy jr. - Sufjan Stevens (19)
I'm throwing my arms around Paris - Morrissey (18)
Train song - Ben Gibbard & Feist (14)
Quicksand - La Roux (14)
Dog days are over - Florence + The Machine (12)
Let me go - Nouvelle Vague (11)
24-25 - King of Convenience (11)
The lovecats - The Cure (11)
Your new twin sized bed - Death Cab For Cutie (11)
The snow prelude n° 15 - Ludovico Einaudi (10)
Of moon, bird and monsters - MGMT (10)
Walcott - Vampire Weekend (10)
Sing Sang Sung - AIR (10)
Organized Scenary - Au Revoir Simone (10)
Eraser - No Age (10)
Small - Portishead (10)

Disclaimer: la classifica è pesantemente influenzata da random listening e da attacchi improvvisi di sonno, ma in linea di massima sono d'accordo con me.

Poi se trovo il tempo metto giù qualche segnalazione sugli album del 2009. Ma forse no.